Don Giovanni

Don Giovanni

Sabato 4 giugno, alle ore 20.30, presso il Teatro Quirino di Roma, verrà messo in scena il “Don Giovanni“, dramma giocoso in due atti di Lorenzo da Ponte con la musica di Wolfgang Amadeus Mozart.

Maestro concertatore e direttore sarà il M° Massimo Italiano, già direttore della Corale San Gregorio Magno.

Per maggiori informazioni e per la prenotazione dei biglietti, telefonare al Servizio Informazioni 800.013.616 o alla biglietteria 06.6794585.

La Traviata

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Sabato 7 novembre 2009 alle ore 21,  il Maestro Massimo Italiano dirigerà l’opera “La Traviata” presso il teatro Alba Radians di Albano Laziale.

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Il Duomo di San Gregorio Magno

Duomo San Gregorio Magno
Duomo San Gregorio Magno

La Corale Polifonica parrocchiale è intitolata a San Gregorio Magno, il quale secondo la tradizione fu l’ideatore del canto gregoriano.

A questo importante Santo è dedicato il Duomo di Monte Porzio Catone. Il motivo è molto semplice: nel 1580, il Pontefice Gregorio XIII, che soggiornava a Villa Mondragone, venne a far visita al borgo di “Monte Porculo” e si rese conto che i suoi abitanti non avevano una chiesa; perciò, decise di far costruire una chiesa e di dedicarla a San Gregorio Magno. Questo edificio sorgeva dove ora si trova il cortile della casa parrocchiale: sul portone d’ingresso del cortile si può notare quello che resta dell’antico portale d’ingresso del Duomo.

Il Duomo attuale fu costruito a partire dal 1666 sul progetto dell’architetto Rainaldi e fu consacrato un secolo dopo, nel 1766, dal Cardinale Enrico Stuart, Vescovo di Frascati e Duca di York.

L’esterno del Duomo è piuttosto semplice, costituito da pietra sperone, tipica del luogo. L’edificio è sormontato da un timpano triangolare ed è circondato ai lati da due campanili. L’interno del Duomo è a croce greca e presenta tre altari: l’Altare Maggiore, che spicca sul fondo, e i due altari laterali. Ognuno dei tre altari è sormontato da una pala: sull’Altare Maggiore è raffigurato San Gregorio Magno, nell’atto di compiere una processione in onore della Madonna, per far cessare la peste che aveva colpito Roma; il dipinto è stato realizzato da Giacinto Brandi nel 1672. Sull’altare di destra sono raffigurati San Domenico e Santa Caterina con la Madonna del Rosario; il dipinto è stato attribuito al Borgognone; il dipinto sull’altare di sinistra, raffigurante Sant’Antonio da Padova col Bambino, è stato attribuito a Ciro Ferri.

Il Duomo di San Gregorio Magno ha risentito notevolmente degli effetti del terremoto che colpì l’Irpinia agli inizi degli anni ’80; recentemente, sono stati restaurati i dipinti della “Via Crucis”, il Battistero e uno dei confessionali, mentre è in corso il restauro dell’antico pulpito.

Sant’ Antonino di Apamea

Sant'Antonino Martire

La ‘passio’ del martire è andata persa, ma quelle notizie che rimangono nei ‘sinassari’, sono sufficienti per ricostruire il racconto della sua vita.
Antonino nacque ad Aribazos nella Siria Seconda; scalpellino di mestiere, passando un giorno in una località vicino Apamea di Siria, antica città posta sul fiume Oronte, rimproverò i pagani che adoravano i loro idoli, (siamo nel I secolo); trascorse due anni presso un anacoreta di nome Teotimo ritornando poi presso Apamea, qui rivelando uno zelo che rasentava l’imprudenza, entrò nel tempio frantumando gli idoli, provocando così l’ira dei pagani, che lo percossero.
Il vescovo di Apamea (questa città fu sede vescovile sin dal I secolo) gli chiese di costruire un chiesa in onore della SS Trinità, ma dopo aver iniziato il lavoro fu assalito dai pagani che si ritenevano offesi dalla sua sfuriata e l’uccisero, aveva solo vent’anni.
Un altro ‘sinassario’ racconta che il corpo di Antonino fu dapprima smembrato e poi sepolto in una caverna ad Apamea, il vescovo della città fece costruire sulla stessa caverna, una basilica a lui dedicata, la quale fu poi distrutta da Cosroe II re di Persia († 628) nel VII secolo; questa basilica era già nota nel 518, menzionata negli atti di un Concilio della Siria.
Da qui la storia di s. Antonino finisce e comincia quelle delle sue reliquie che sarebbero state portate da un certo Festo nella Noble-Val in Francia, dopo la distruzione di Apamea avvenuta nel 540 ad opera di Cosroe I di Persia; dalla Noble-Val alcune reliquie passarono a Pamiers e altre ancora trasferite a Palencia in Spagna.
Col passare del tempo gli abitanti di Pamia (Pamiers) perduta la memoria della traslazione da Apamea, videro in Antonino un santo locale, discendente di re dei Goti, diventato prete, che evangelizzò Tolosa ed altre città e ritornato a Pamiers fu ucciso dai concittadini; questa credenza ha fatto sì che il martire viene chiamato anche s. Antonino di Pamiers.
Tutti i ‘martirologi’ e ‘sinassari’ antichi lo riportano nei loro elenchi in date diverse; quello ‘Romano’ seguendo il ‘Geronimiano’ lo cita al 2 settembre, ma anche al 3.

dal sito Santi e Beati